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Oltre lo stigma, verso la prevenzione. Una conversazione su invecchiamento cerebrale e salute mentale

conversazione su invecchiamento cerebrale e salute mentaleLa sera del 27 marzo Il club ha ospitato il Prof. Federico Licastro, già docente di Immunologia presso UNIBO e il dr. Sergio Pissavini Direttore Amministrativo di Neurocare Group Italia e della clinica di Bologna dello stesso gruppo. I due relatori hanno affrontato il tema di come prevenire le conseguenze dell’invecchiamento cerebrale.

Partendo dall’assunto che il decadimento cognitivo e cerebrale è un fenomeno cui nessuno può sottrarsi e che allo stato attuale non esistono cure che facciano regredire tale processo, i relatori si sono soffermati sull’importanza di agire in tempo sulle sue conseguenze più o meno gravi. I progressi nella cura di alcune malattie hanno favorito l’aumento dell’età media delle persone, di riflesso risultano in crescita nelle società più evolute le patologie neurologiche. In Italia oggi mancano politiche di prevenzione rispetto a queste forme anche a causa della maggior attenzione e alle enormi risorse destinate alla lotta al COVID.

Ad oggi, quindi la prevenzione è affidata all’iniziativa personale di ognuno e alla disponibilità economica di ciascuno. Anche le compagnie assicurative attualmente non propongono piani di prevenzione relativi a queste patologie. Invece la medicina predittiva è l’arma principale che abbiamo per contrastare la degenerazione cognitiva. A differenza di altre scienze mediche essa si occupa della salute delle persone sane e non di quelle malate, quindi non produce una diagnosi ma studia la predisposizione alla malattia e come ridurre il rischio dell’evento o le sue conseguenze più gravi. Dallo studio fatto in regione su un campione omogeneo di circa mille anziani per 5 anni sono emersi fattori genetici, nutrizionali ed infiammatori alla base del rischio maggiore.

L’O.M.S. ha emanato alcune Direttive per la prevenzione riguardanti la salute fisica valide a livello generale: no fumo, esercizio fisico, dieta varia con ridotto consumo di sale e di alcool, riduzione dell’ipertensione, trattamento del diabete, controllo dei lipidi nel sangue. Oltre a queste è importante il trattamento dei deficit visivi ed acustici, malattie che generano isolamento sociale e impediscono di mantenere socialità ed interazione con il prossimo.

La nuova prospettiva che si apre ora è il ricorso ad una prevenzione personalizzata basata sullo studio dei fattori di rischio individuali, ovvero dati fisici ed anagrafici, anamnesi della persona, risultati di ricerche di laboratorio dati provenienti da variabili infettive, virus o batteri, valutazione neurocognitiva, test psicologici con l’osservazione del comportamento del paziente. Alla ricerca dei fattori di rischio segue un protocollo per la sua riduzione con applicazione di campi magnetici ed elettrici. Queste terapie, se unite alla prevenzione suggerita dall’O.M.S., hanno generato fino ad oggi successo nel 70% circa dei casi trattati. Anche l’intervento sulle forme di dipendenza da sostanze o da comportamenti compulsivi può favorire l’attenuazione del rischio.

In conclusione un corretto stile di vita, una gestione consapevole della propria salute e del proprio benessere sono sicuramente le migliori armi per allontanare l’invecchiamento cerebrale e perseguire la propria salute mentale.